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giovedì 21 agosto 2008

Anche quando le feste finiscono e si rompono gli incantesimi



Nascosta dietro il mio paravento di carta di riso (che in questa stagione somiglia molto a una zanzariera) ascoltavo due sere fa alla radio il concerto che i Pooh tenevano a Reggio Calabria.
Amo teneramente i Pooh da sempre. Non c'è stagione della mia vita che non sia stata accompagnata da qualche canzone dei Pooh (spesso da molte canzoni dei Pooh) partendo da quando, bambina, li ascoltavo con gioia in "Pensiero" perché adoravo quel modo di cantare in coro a quando, l'anno scorso, difendendo il mio dirigente scolastico colpevole di essersi separato dalla moglie citando "Capita quando capita" a un paio di colleghe attonite (e un tantinello moraliste); per tacere delle ore di lezione al liceo in cui la mia amata compagna di banco mi sfiniva parlandomi dei Pooh e riempiva la mia e la sua agenda di citazioni dalle loro canzoni.
Avevo perfino meditato di andarli a sentire il 26 Agosto alla Festa dll'Unità - idea poi abbandonata perché quel giorno avrò le convocazioni per le supplenze annuali, che a Firenze sono un'ordalia in cui non si sa mai se e quando si esce, e soprattutto se si esce vivi.

Insomma, ascoltare un concerto dei Pooh è sempre un piacere per me. Sarebbe stato. Era.
Perché mentre ascoltavo le loro belle canzoni eseguite con la consueta abilità sono stata costretta a prendere atto di un dato di fatto innegabile e recentissimo:
Roby e Dodi stonano. In particolare la voce di Roberto Facchinetti è completamente uscita di controllo: parte dalla nota giusta ma lui stesso non ha la minima idea di dove andrà a finire. L'effetto sulle orecchie altrui è devastante.
Per Dodi il problema è (per il momento) molto più contenuto, ma non sappiamo per quanto.
Stefano D'Orazio, vivaddio, mantiene un'intonazione impeccabile, non so se perché le sue canzoni sono più facili da cantare (o costruite con più prudenza) oppure se perché ha qualche anno meno degli altri (se li ha, cosa di cui non sono affatto sicura). Sta di fatto che lui non stona. Per adesso.
Il fenomeno è recente, direi recentissimo, ma una rapida ispezioni su YouTube mi ha permesso di constatare che quello di ieri sera NON è un incidente casuale, di quelli che possono capitare a chiunque. E' il malefico effetto dell'età. I Pooh sembravano immortali, suonano bene come sempre, organizzano i loro spettacoli bene come sempre, fanno bei dischi come sempre (qualcuno ha trovato da ridire sul loro ultimo disco di cover anni 60; a me sono sembrate tutte migliori degli originali, con la parziale eccezione di "Gioco di bimba", dove c'era ben poco da migliorare); ma arrivati alla sessantina le voci, che pure hanno mantenuto la bellezza del timbro, sbandano. A un certo punto la tecnica non basta più.
Ieri sera hanno in parte aggirato il problema facendo cantare il pubblico in certi punti critici, facendo cantare molto D'Orazio, ricorrendo a tratti ai cori. Non è bastato.
Per un gruppo che dal vivo ha sempre funzionato bene come su disco e a volte pure un po' meglio, è un bel problema. Per di più, è un problema senza soluzione, perché non mi risulta che l'intonazione possa tornare. Sta di fatto che ascoltare "Inca" era una sofferenza, ascoltare "Pierre" peggio che mai, dal momento che il bell'assolo di chitarra ne costituisce una parte importante ma non è tutta la canzone...
Insomma, un classico caso in cui il desiderio di abbandonarsi ai ricordi cozza pesantemente con la realtà.

Quanto durerà l'agonia? Possono continuare così per l'eternità, perché ci saranno sempre migliaia di persone disposte a pagare il biglietto per ascoltarsi una delle leggende musicali italiane (sbagliando, secondo me; perché un conto è poter dire "Io c'ero", un conto è andare a un concerto per divertirsi, e la seconda attività mi sembra molto più rispettabile della prima).
Oppure potrebbero decidere di chiudere in gloria con questa turné e questo disco.
Entrambe le possibilità hanno un senso, ed entrambe sono molto dolorose (non solo per loro).

E sono d'accordo che non è un inizio molto allegro per un blog; ma purtroppo è andata così.

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