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martedì 30 marzo 2010

L'anomalia toscana


Le elezioni regionali sono arrivate e sono passate, con vari strascichi e riflessioni, non tutti piacevoli.
Qua in Toscana, a dire il vero, è stato tutto piuttosto tranquillo: tutti i partiti e i movimenti hanno consegnato le liste nei tempi e nei modi indicati dalla legge elettorale, la campagna elettorale è passata in gran tranquillità e anche se molti di noi (o meglio, molti di loro, perché io sono tra quelli che vanno a votare sempre e comunque, senza nemmeno farsi sfiorare dal dubbio se sia il caso di farlo o no) non sono andati alle urne, questo non ha alterato l'esito del voto.

Non ci sono grossi cambiamenti in vista, per noi: il presidente della regione Martini, del PD, verrà sostituito dall'addetto alla sanità nella giunta toscana, tale Rossi, anche lui del PD, eletto a fluviale maggioranza come già nelle elezioni precedenti. Lo abbiamo votato senza problemi perché la sanità in Toscana funziona piuttosto bene. Come le ferrovie regionali, le biblioteche, gli archivi, la raccolta rifiuti e via dicendo.
Non viviamo nel migliore dei mondi possibili, si può fare molto per migliorare, ma l'impressione è che nel complesso si cerchi di migliorare, un po' per volta.
Gli stranieri li abbiamo anche noi. Non dico che la Toscana per loro sia l'Eden, ma nel complesso non se la passano malaccio. I ragazzi che incrocio a scuola sembrano abbastanza avanti sulla via della toscanizzazione, e sembrano essercisi avviati in modo piuttosto spontaneo.

Siamo un'anomalia all'interno dell'Italia. Dal nostro tranquillo fortino certe cose non riusciamo a capirle. Ci stiamo isolando dal paese. Avvolti nel nostro bozzolo tranquillo senza troppi contrasti guardiamo con un certo stupore la situazione che si è creata intorno a noi.
Non capiamo. Non abbiamo mai capito. Ad ogni elezione ci aspettiamo che il resto del paese rinsavisca, ma il resto del paese non sembra averne alcuna intenzione.
Qualche crepa si è aperta: al prossimo consiglio regionale avremo tre leghisti, che è un po' come avere tre esquimesi all'assemblea generale dei paesi produttori di legni esotici.
Sono un piccolo incidente di percorso o la prima falla di qualcosa destinato ad allargarsi?

Il fortino è tranquillo, la guerra è lontana. Forse si sono dimenticati di noi, forse aspettano che ci arrendiamo con i nostri tempi.
E può darsi che la campagna elettorale della Lega, col suo manifesto sugli indiani d'America confinati nelle riserve ci riguardi più di quanto crediamo.
Perché gli stranieri pronti a invaderci forse non sono gli albanesi, i marocchini o i cinesi - con i quali ci stiamo arrangiando decorosamente.
Forse sono i nostri connazionali.
Quelli là, fuori, accampati sulla pianura, oltre la frontiera del Po.