venerdì 5 aprile 2013

Il gran sole di Hiroshima - Karl Bruckner



Nel 1961 Karl Bruckner, autore tedesco, scrisse questo romanzo per ragazzi che ottenne subito un grande successo di pubblico e di critica e che venne blasonato con numerosi premi letterari a livello internazionale. Io lo lessi per la prima volta intorno agli otto anni, prendendolo dalla biblioteca di classe che veniva formata col classico sistema artigianale "ognuno porti qualche libro". Negli anni delle elementari credo di averlo riletto una buona decina di volte, tanto che quando da adulta lo ripresi in mano mi accorsi di ricordarmelo praticamente riga per riga. Aggiungo che le copertine delle edizioni successive sono molto più scialbe della prima edizione e molto meno significative: qui c'è un gran sole, e anzi è così grande e lucente da insinuare una sottile inquietudine nel lettore; inoltre c'è pure un riferimento indiretto alla bandiera giapponese che, pure lei, reca l'immagine del sole - ma non era a quel sole che pensavano i giapponesi quando la scelsero, in tempi lontani.
Il titolo originale comunque è Sadako will leben, ovvero "Sadako vuole vivere". Una volta tanto però non disapprovo il titolo scelto dagli editori italiani.

La storia, semplice e chiara ma narrata a molte voci e con un gran numero di personaggi, racconta il lancio della prima bomba atomica sulla città di Hiroshima e le sue conseguenze negli anni. La narrazione inizia il giorno prima del lancio e si svolge parallela tra le vicende di una famiglia giapponese (la fame costante, la vita che scorre tutto sommato tranquilla perché Hiroshima non è un obbiettivo dei bombardamenti, i turni di lavoro massacranti delle operaie nell'industria bellica, i passatempi di due normali bambini, fratello e sorella, con la madre in fabbrica tutto il giorno e il padre nell'esercito, qualche vecchietto che fa loro compagnia) e gli ultimi atti di preparazione del lancio nella base americana; dopo il lancio della bomba e le sue conseguenze viene narrata la riunione delle famiglia giapponese e i successivi anni della ricostruzione, dalle baracche di lamiera e il mercato nero, con la fame che va progressivamente attenuandosi, fino al ritorno del benessere.
Dieci anni dopo l'esplosione della bomba, improvvisamente una lunga e combattuta gara in bicicletta fa riaffiorare nella figlia più piccola, ormai adolescente, l'effetto delle misteriose radiazioni. 

La storia ha fatto versare fiumi di lacrime a varie generazioni di bambini, e ha senz'altro contribuito alla formazione di generazioni di pacifisti avversi alle armi nucleari - io, almeno, non ho mai avuto dubbi in proposito.
Finito il libro, assai preoccupata, corsi da mia madre.
"Mamma, mamma, sono ancora così pericolose le bombe atomiche?".
Mia madre stava cucinando "No, Murachan: oggi lo sono molto, molto di più".
E' uno dei ricordi più chiari della mia infanzia.

Fu anche il mio primissimo approccio al Giappone: la sua cultura e la sua società vengono presentate dall'autore con molta precisione e con grande rispetto, ma anche con estrema naturalezza. Si capiva che per i giapponesi la vita e il modo di pensare erano diversi dai nostri, e che andava benissimo così. Si capiva perfino qualcosa della mentalità militare, presentata in forma critica ma comprensibile per un bambino - sia quella americana che quella giapponese.
Molto bella anche la descrizione dell'esplosione e della reazione sconvolta dei piloti.
"In quel preciso momento, l'uomo compiva il suo primo tentativo per annientare sé stesso.
Il tentativo era riuscito".

Con questo post partecipo a I Venerdì del libro di Homemademamma, e auguro buone letture e un felice fine settimana di sole a tutti.

8 commenti:

  1. Ce l'avevo anche io, proprio in quella edizione, ma apparteneva a quei libri che avevo letto una volta ma che non si conquistarono mai il diritto alla rilettura. Forse proprio per l'angoscia che dava, se ci penso con gli occhi di ora, perché in realtà ricordo che quando l'avevo avuto tra le mani mi era piaciuto.

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  2. Mi manca, un po' come tutti i classici dell'infanzia, infatti confesso di essermi appassionata alla lettura solo a 18 anni. Strano, vero? Ma da allora non mi sono più fermata.

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  3. ma sai che l'ho letto sempre per stralci antologizati e mai per intero?

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  4. Ne ho sentito tanto parlare, ma purtroppo mi manca. Forse devo rimediare?

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  5. Mi è del tutto nuovo... Ma non mi spiacerebbe affatto recuperarlo... Mi è capitato in più occasioni di leggere libri per ragazzi (pur non essendo più parte da tempo di quella categoria) apprezzandoli un bel po'.

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  6. @ la povna
    La mia delicata sensibilità rifugge da sempre dai libri angosciosi, ma questo non l'ho mai vissuto come tale. Forse perché l'ho inquadrato nel genere "tragedie", o forse per l'atteggiamento dei protagonisti che, da bravi giapponesi, vivono la tragedia in un modo tutto particolare, direi quasi "non drammatizzando".

    @Aliceland
    No, non è così strano: ogni cosa ha il suo tempo e ognuno ha il suo percorso. In cuor mio disapprovo chi cerca di far leggere i ragazzi "a tutti i costi" perché qualcuno nasce lettore, ma per molti l'amore per la lettura arriva dopo (o non arriva, il che non li renderà certo degli infelici)

    @LaNoisette
    Mentre io non ne ho mai trovata una riga nelle antologie - in compenso, in una collana di narrativa per ragazzi, ho trovato un veridico e perfetto plagio, solo scritto peggio.

    @Tamara e Stefania
    Beh, a recuperarlo si fa in fretta, basta un pomeriggio. Non so dire se è una lettura che va bene ANCHE per gli adulti (come il Giardino Segreto, per esempio, che va bene per qualunque età) perché in fondo da adulta non l'ho letto, solo ricordato.
    Forse sì :)

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  7. Anche per me è del tutto nuovo. Faccio tesoro, dunque, del commento che hai lasciato a Tamara e Stefania.
    :)

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  8. Non lo conoscevo neanch'io, ne prendo nota, molto interessante!

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