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venerdì 5 settembre 2014

I piccoli maestri - Luigi Meneghello


Visto che siamo in prossimità dell'8 Settembre, questa volta presento un libro che racconta la Resistenza.

Nel Gennaio 1943 Luigi Meneghello, studente di Lettere e Filosofia di belle speranze (una razza pericolosissima, com'è noto), viene chiamato alle armi e dopo un po' di addestramento è mandato di stanza sulle coste tirreniche. Con l'armistizio dell'8 Settembre naturalmente torna a casa e lì, con i suoi amici e concittadini comincia "a fare qualcosa". Qualche mese dopo sale sui monti a fare la Resistenza. Più avanti fa la Resistenza anche in pianura. Finita la guerra torna a casa, con la sua nuova ragazza.  Più avanti, ne I piccoli maestri ripercorre la storia di questi tre anni.

E' un libro difficile da inquadrare. Autobiografia, certo, e l'autore giura che quel che ha scritto è tutto vero. Non c'è nemmeno motivo di dubitarne in effetti, perché non racconta niente che non sia più che credibile. Il tono però - spesso dolce, a volte salato - ha qualcosa di incantato, quasi fiabesco; sembra non tanto una fiaba, quanto un racconto esistenziale di qualcuno che per caso si è trovato a fare la Resistenza. 
Naturalmente non c'è nulla di casuale nell'andarsene sui monti a combattere contro i tedeschi - magari circostanze esterne possono aver dato una spintarella, ma chiunque abbia fatto la Resistenza ha compiuto delle scelte ben precise in base a criteri etici - anche quelli che l'hanno fatta per cause non particolarmente nobili.  Il protagonista però descrive una serie non tanto di eventi, ma di flussi di coscienza che l'hanno spinto in quella direzione, e tutte le sue decisioni scaturiscono come l'unica scelta possibile per una persona come lui nelle circostanze che si presentavano in quel momento. La Resistenza diventa non tanto un atto di ribellione, quanto il cammino di un anima che prende gradualmente coscienza di sé e osserva con l'incanto dell'innocenza quel che avviene intorno a lui e dentro di lui.
A tratti sembra quasi una storia simbolica, sospesa fuori dal tempo e dallo spazio, come quella di Parsifal alla ricerca del Graal. Poi, improvvisamente, piccoli e casuali dettagli storici assai precisi ricordano anche al lettore più innocente e sprovveduto che sì, la storia è ambientata dal 1943 al 1945, è ambientata in Italia e non è una storia, quanto un pezzo di storia, per quanto raccontato con molto garbo e in forma assai politically correct.
I nomi sono pochi, pochissimi, e di quei pochi una buona parte è stata alterata. Le celebri divisioni (non sempre amichevoli) delle varie anime della Resistenza vengono illustrate in modo chiaro ma senza prendere posizione, come dall'esterno. I piccoli maestri non si schierano con una fazione specifica - anche se sono disposti a collaborare con tutti - non hanno al loro interno una gerarchia molto strutturata e non approvano certe forme di ritorsione contro i civili. Anzi si finisce per essere tentati di credere che la loro Resistenza sia stata soprattutto una lunga gita in montagna, trascorsa per lo più ad ammirare le bellezze del paesaggio, e una specie di lunga gita sociale in pianura, con risvolti a tratti decisamente comici e occasionali conversazioni esistenziali. Solo a fatica, e in modo piuttosto casuale, l'autore lascia scivolare qualche accenno al fatto che in effetti qualcosina hanno fatto anche loro - ma solo per caso, intendiamoci:
"Arcigni nei concetti di fondo, garbati e quasi soavi nella fattispecie, non prendevamo nemmeno in considerazione l'idea di fucilare qualcuno villanamente. Inoltre non volevamo rompere senza pagamento (coi buoni), non spaventare senza bisogno, non assassinare senza spiegazioni. Queste erano le intenzioni: in pratica poi, non rompevamo molto, non spaventavamo che mediocremente, e non assassinavamo quasi nulla; un gruppo di artigiani-artisti, dalla produzione severamente limitata, e con un forte senso di autonomia professionale e personale".

In questo libro ci sono tutti i temi tradizionalmente associati con la Resistenza: la fame e il freddo, i rastrellamenti (bellissimi, i due rastrellamenti, che sono anche gli unici passi piuttosto crudi dove quel bel tono da scolaretti in vacanza viene completamente abbandonato), il complesso rapporto con i civili e poi pattuglie tedesche, rappresaglie contro i collaborazionisti, attentati, razzie, screzi tra bande, eroi ed eroine che pagano a prezzo assai caro l'aiuto fornito, ostaggi, morti improvvise di carissimi amici, prodi partigiane e prodi staffette, armi e mancanza di armi e caccia alle armi e tutto il resto, compreso il rimpianto di un occasione persa, o forse più di una: il protagonista lascia capire che sì, le cose sono andate come sono andate, ma avrebbero però potuto andare meglio perché l'Italia che è uscita da quell'esperienza presentava dei tratti tutt'altro che entusiasmanti - e in effetti, scopriamo dalla scheda biografica, una volta appeso il fucile (anzi il parabello) l'autore provvide a laurearsi in gran fretta e a prendersi ben presto una borsa di studio in Inghilterra, dove visse gran parte della sua vita.

La scrittura è bellissima. Ho una certa allergia per la prosa italiana "ben scritta" ma questo libro è scritto veramente bene, e per una volta sono disposta a fare un eccezione - anche perché la bella scrittura viene usata per raccontare meglio la storia e non per rallentare e deviare il lettore che sta cercando di seguirla.
L'ho trovato un testo molto denso, che richiede un po' di tempo per essere digerito. Insomma sconsiglio di spolparlo in un un unica tirata, meglio piccole rate di 20-30 pagine al giorno.  E' adatto a qualsiasi stagione.

Con questo post partecipo, all'ultimo minuto per colpa dell'epica Riunione per il Registro Elettronico, al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro a tutti un fine settimana rilassante e pieno di ottime letture.

9 commenti:

Stefania ha detto...

Una tematica molto importante... sviluppata in un libro che non conoscevo... bella copertina!

la povna ha detto...

Il protagonista è azionista, politicamente, storicamente e - to some extent - persino stilisticamente, i caratteri di questo libro si spiegano così.

maris ha detto...

Non lo conosco, ma di certo è un libro che merita attenzione, specie dopo una recensione bella come la tua!
Confesso che i temi di rastrellamentri, tempo di guerra e simili mi bloccano un pò, io non digerisco facilmente queste cose, anche sotto forma di film e specie da un pò di anni a questa parte. Non perchè voglia ignorare la triste, tragica Storia, ma perchè mi pesa proprio conoscere tanti particolari e aneddoti.
Però ne terrò conto, mi segno il titolo.
Buona domenica :-)

Murasaki ha detto...

@ Stefania:
infatti è un libro relativamente sconosciuto,e fino a qualche anno fa nemmeno io l'avevo mai nemmeno sentito nominare. E' vero che quando sento parlare di Resistenza di solito scappo a gran velocità, ma Fenoglio, Pavese e Vittorini li avevo sentiti nominare almeno quanto bastava per scansarli meglio

la povna:
povna, sono convinta che hai ragione - o meglio, lo SAREI, se avessi capito almeno vagamente di cosa stai parlando

@ Maris
Ti capisco benissimo, anch'io sono decisamente allergica a certi temi ^__^

la povna ha detto...

Parri, i Rosselli, Gobetti, parlo di quella gente lì...

Murasaki ha detto...

...tutta gente di quegli anni, d'accordo. E allora?

Anonimo ha detto...

Se vi è piaciuto "I piccoli maestri", potreste provare a leggere, sempre di Meneghello, "Libera nos a Malo": si parla di paese (inteso come Malo), di dialetti, di convivenze. Uno splendido Amarcord...

la povna ha detto...

Non tutta gente di quegli anni, ma tutta gente di GL e/o (dunque) Pd'A. E quel romanzo è profondamente, intrinsecamente intriso degli ideali antiretorici che informano la visione politica e (dunque anche) letteraria del partito di Azione. Senza quello, poco si capisce del senso della scelta resistenziale e poi di scrittura di Meneghello, sia di quella resistenziale sia in parte di quella del Dispatrio e saggistica (che peraltro sono legate).

Murasaki ha detto...

@Anonimo:
Grazie della segnalazione. Intendevo in effetti cercare cos'altro c'era di lui in giro.

@la povna
Alla fine ci sono arrivata ^__^
Però, in tutta onestà, mi sembra che il libro basti a sé stesso anche se il lettore (o la lettrice, nel mio caso) sa a malapena che è esistito il Partito d'Azione e i motivi della sua scelta si capiscono comunque molto bene. Del resto, guai se così non fosse e il libro fosse apprezzabile solo con adeguato apparato di glosse!