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venerdì 31 marzo 2017

Harry Potter e i Doni della Morte - J. K. Rowling

L'esasperante attesa dell'ultimo libro era accompagnata dalla Grande Domanda "Harry sopravviverà alla fine della storia?". 
Normalmente solo qualche bambino ancora assai inesperto del viver mediatico si sarebbe posto un interrogativo del genere: si sa che nel fantasy i buoni vincono, vanno a festeggiare e poi vivono felici e contenti ed è così dacché il mondo è mondo. J.K.Rowling aveva però già dimostrato più volte una deplorevole tendenza a fare come le pareva, e soprattutto aveva la mano assai pesante con i morti: nella serie del maghetto si moriva facilmente, senza troppi preamboli e senza alcun riguardo per la tua posizione araldica, sociale o narratologica - ed è noto che alla fine di una storia il protagonista non serve più. Harry Potter era protetto dal potentissimo Incantesimo del Titolo per tutti i sette libri, perché gli editori non potevano sperare di uscire vivi dando alle stampe "Harry Potter e il gran dolore causato dalla sua morte" ma, finita la saga, era sacrificabile né più né meno degli altri. E non valeva nemmeno dire "Sì, ma dài, nei libri per ragazzi non si fa" perché giusto nel 2005 (I Doni della Morte sarebbe uscito nel 2007) la trilogia di Bartimeus si era appunto chiusa con la morte di uno dei personaggi principali, ed era proprio letteratura per giovani adulti, oh sì tessoro.
A toglierci dal dubbio ci pensò con grande gentilezza il TG2 che, dopo aver annunciato all'ora di pranzo che "stasera uscirà l'ultimo volume della saga di Harry Potter" si premurò di avvisarci che il protagonista sarebbe sopravvissuto.
Non sono una nemica a tutti i costi degli spoiler, ma ricordo di aver trovato davvero un po' eccessivo spiattellarci il finale così, senza ritegno, prima ancora che chiunque al mondo avesse avuto la possibilità di acquistare il libro; e non parliamo di aspettava la traduzione in italiano, che avrebbe dovuto aspettare ancora mesi prima di leggerlo.
L'attesa in libreria sembrò interminabile. Il mio ricordo più vivo è l'immagine di uno dei primi che era andato a prendere la sua copia, in fondo al corridoio di Feltrinelli, e che tornando in su aveva gli occhi incollati sulle ultime righe dell'ultima pagina (per vedere appunto se Harry sopravviveva). Forse lui il TG2 dell'ora di pranzo non l'aveva visto.
Aspettai con dignità che il grosso della calca si smaltisse, ritirai e pagai la mia copia con grande nonchalance dando la preferenza all'edizione per adulti, che per l'occasione aveva in copertina un bellissimo medaglione con S in smeraldi 
ed era quindi ai miei occhi molto più affascinante di quella per ragazzi che quell'anno non era venuta granché; poi ripercorsi il corridoio con gli occhi incollati sulle ultime frasi dell'ultima pagina (e sì che avevo anche ascoltato il TG2 dell'ora di pranzo; ma non ho mai avuto molta fiducia nelle anticipazioni dei telegiornali) scoprendo così che in effetti Harry sopravviveva. Ufficialmente non avevo alcun dubbio, perché mi sembrava che la morte di Harry avrebbe vanificato il messaggio di fondo della saga, molto positivo e incentrato sull'importanza del libero arbitrio, della responsabilità delle scelte eccetera - e l'importanza positiva data al sacrificio di sé per amore degli altri non mi aveva mai impressionato più di tanto, anche se lo trovavo un messaggio validissimo sul piano etico. Insomma, secondo me una storia come quella di Harry ha un senso solo se il protagonista sopravvive, altrimenti il giovane lettore si scoraggia. Mi rendo conto comunque che è un parere come un altro.

Harry sopravvive, e sopravvivono anche Hermione e Ron - ma non starò a spiegare come faccia Harry a sopravvivere nonostante la profezia e nonostante il fatto di essere a tutti gli effetti un Horcrux perché J.K. Rowling lo spiega molto bene e con tutti i dettagli del caso e perché il lettore deve pur guadagnarsi la pagnotta.
Del settimo libro si può raccontare veramente poco perché ogni singola pagina è legata al finale, e il finale è talmente lungo e complesso da spiegare che tanto vale leggersi direttamente il libro, che è pure scritto bene.
Il romanzo ha una struttura piuttosto diversa dagli altri: anche se all'inizio troviamo Harry prima dai Dursley e poi dagli Weasley non c'è la consueta atmosfera paciosa e un po' claustrofobica. E' un libro ambientato in un paese in guerra (la guerra turberà anche il matrimonio che apre il volume) ed è soprattutto una storia di fuga. Niente Hogwarts fino alla fine, e gran parte dell'anno trascorrerà in un continuo inseguimento dei tre ragazzi, che a loro volta inseguono gli imprendibili Horcrux, a volte anche girando a vuoto senza capire cosa devono fare.
E' un romanzo immerso nella paura: i Mangiamorte e i servi dell'Oscuro Signore sono letteralmente dappertutto e tutti i maghi che non sono purosangue, ovvero di purissima discendenza magica, sono duramente perseguitati, così come i coniugi babbani di maghi e i Purosangue che si oppongono a Voldemort. Per la prima volta vediamo maghi che chiedono l'elemosina, maghi che supplicano in nome dei loro figli piccoli, maghi torturati, integerrimi maghi ricattati che accettano di compiere azioni infami nella speranza di salvare i loro cari - e si tratta di spettacoli tristissimi.
A sorpresa, è anche e soprattutto il romanzo di Silente. Alla fine del sesto libro avevo proclamato con convinzione nel newsgroup che "di una cosa almeno potevamo stare sicuri: il settimo volume non si sarebbe concluso col consueto siparietto di Silente che ci spiegava tutto". Tutti si erano detti d'accordo con me, nonostante qualcuno avesse riferito che circolavano teorie sul fatto che Silente in realtà non era morto (in seguito rivelatesi del tutto prive di fondamento). Contro ogni aspettativa i fatti mi diedero torto e Silente non si negherà l'ultima spiegazione, in uno dei capitoli più belli della saga perché coloro che ci amano non ci abbandonano mai del tutto e Silente ha amato Harry come il figlio che non ha mai avuto. 
Gli indizi seminati da Silente, come mollichine di pane o lenticchie segnano la strada da percorrere e compaiono ora qua ora là, a sorpresa, perché gli uccellini selvatici se ne sono mangiati un bel po' e comunque anche quando appaiono non è che ci si capisca tutto 'sto granché e perfino Hermione a volte si scoraggia davanti a certi enigmi senza risposta. 
Ma per la prima volta ci rendiamo conto che Silente ha avuto una storia e non è nato con un dolce carattere amabile e una lunga barba bianca: c'è stato un tempo in cui scalpitava e mordeva il freno e ha fatto qualche errore - non l'errore di non capire questo e quel piano di Voldemort, ma "errore" proprio nel senso di "cosa che non andava fatta". Al momento di individuare con precisione questi errori però le testimonianze si confondono, i racconti diventano vaghi, gli indizi si contraddicono - e comunque, chi si fiderebbe di una testimonianza raccolta da Rita Skeeter? Non certo Harry che sa bene come lavora la giornalista. Ma, a sorpresa, negli ultimi capitoli interverrà una voce autorevole ma abituata a tenersi nell'ombra, quella di cui tutti tendono a dimenticarsi. E attraverso di lui si ha la sensazione che Silente ritorni tra i vivi, in tempo per aprire una possibilità.
Il Gran Finale (più di 200 pagine) come sempre si svolge in prevalenza di notte: parte dalla banca Gringott e arriva ad Hogwarts in un rutilare di effetti speciali di tutti i tipi, inclusa una grande battaglia contro le forze di Voldemort e un doveroso applauso di tutti i presidi del passato rivolto ad Harry. Si placano antichi rancori, si rinsaldano i legami familiari, si rinnovano vecchie amicizie.
Finisce bene, per molti ma non per tutti: in tanti si sono disperati per alcuni degli illustri morti che costellano il libro, ma io voglio ricordare la prima, caduta durante la fuga verso casa Weasley: la bella Edwige, schiantata dopo sei anni di amicizia e di fedeltà. Per tutti sette libri è stata una brava civetta, simpatica ma anche fiera, un po' suscettibile, coraggiosa e molto affezionata. L'autrice (che è stata molto rimproverata per questo decesso) ha spiegato che la morte di Edwige simboleggia la perdita dell'innocenza di Harry, che a tratti nel romanzo sembra destinato ad assumere la funzione di agnello sacrificale - un aspetto evidenziato anche nel retro della copertina italiana:
ma mentre leggevo l'intervista in cuor mio ho pensato "Vaffanculo" perché Harry perderà pure l'innocenza, ma Edwige perde la vita.

Da questo libro sono stati tratti ben due film, o meglio un film diviso in due parti, che con una doppia lunghezza riesce se non altro a recuperare qualcuno dei temi principali abbandonati dai film precedenti. Ebbi cura di tenermene lontano.

Con questo post concludo l'epica impresa di presentare i sette libri canonici di Harry Potter per i Venerdì del libro di Homemademamma ma avviso chi passa di qui che, essendo l'argomento quasi inesauribile, sono in programma altri due post dedicati al tema delle scelte, che compariranno (spero) a breve. Nel frattempo, buone letture e buoni picnic sull'erba a tutti, e possano le formiche non essere con voi.

lunedì 27 marzo 2017

I lettori e Severus Piton, detto Mocciosus (Severus Snape AKA Snivellus)

Parlando di Severus Piton, occorre innanzitutto ammettere che l'interpretazione che ne ha dato il compianto Alan Rickman ha molto contribuito alla  sua popolarità, insieme alla decisione unanime di tutti i registi di fargli lavare regolarmente i capelli.
Questo personaggio oscuro ed enigmatico, che nei libri è di un antipatia mortale, sullo schermo riesce a tirarsela con sufficiente classe da mostrare qualcosa di assai simile al fascino. Sia il lettore che lo spettatore sono comunque costretti a cambiare idea su di lui una gran quantità di volte, soprattutto in merito alla questione principale, ovvero "Sta o non sta dalla parte di Voldemort?" ma anche riguardo alla relativamente secondaria domanda "È o non è una carogna perfetta, completa, totale e assoluta?".
Per molti entrambe le domande si sono risolte in un fiume di lacrime davanti al celebrissimo dialogo tra lui e Silente "Dopo tutto questo tempo?" "Sempre". 
Quanto a me, che pure sono rimasta spiazzata come tutti da buona parte dei ricordi di Piton, sull'argomento avevo preso una posizione definitiva sul finire dell'Ordine della Fenice, e niente nel sesto volume me  l'aveva fatta cambiare.
Ma analizziamo il percorso di noi poveri lettori, ignobilmente beffeggiati e turlupinati infinite volte dalla bifidissima Rowling.
Nel primo volume, La pietra filosofale, Piton viene presentato come il tipico professore odioso: arrogante, irritante, parzialissimo, scorretto, arbitrario... prende in antipatia Harry a prima vista e questo è quanto, ma è decisamente offensivo anche con Hermione e con Neville Longbottom (di cui pure conosce le tristi vicende familiari) ponendo gran cura ad ogni lezione nel gettarlo nel panico più totale. Tutto miele e zucchero candito con i suoi Serpeverdini, maltratta senza alcun ritegno i Grifondoro: questo perché somiglia a suo  padre, quello perché è emotivo, quella perché vuol sempre rispondere, quell'altro perché è impertinente o respira al momento sbagliato... insomma, due palle micidiali. Qualsiasi lettore, passata pagina 150, è dispostissimo a dargli la colpa financo  dell'effetto serra o dello scoppio della guerra nei Balcani, e figurarsi quando tutte le circostanze sembrano indicarlo colpevole di tentato furto di pietra filosofale.
Ma no, erano tutte apparenze mendaci: Piton aveva da tempo individuato il vero colpevole, e addirittura aveva profuso le sue energie per salvare Harry e non ci era riuscito per colpa di un improvvido intervento di Hermione. Quanto al fatto che detesti Harry, Silente non lo nega, ma ne offre una spiegazione abbastanza contorta da finire per risultare credibile: colpa del padre di Harry, nientemeno, che a suo tempo gli salvò la vita...
Alla fine del primo libro insomma Piton risulta magari antipatico, ma passibile di diventare Buono, come succede talvolta a certi cattivi in certi libri per ragazzi.
Il lettore se ne fa una ragione.
Nel secondo volume, La Camera dei Segreti, Piton continua a mostrarsi assai antipatico con Harry (e con tutti i Grifondoro) ma non sembra mostrare segni di soverchia malvagità - è solo la solita carogna. Il lettore non se ne occupa più di tanto.
E veniamo così al terzo libro, Il Prigioniero di Azkaban, dove per buona parte dell'anno Piton è la solita carogna anche se a tratti il lettore molto osservante potrebbe notare qualcosa di strano, fra lui e Lupin - ma sono questioni tra adulti, chissenefrega?
Le cose cambiano bruscamente nel finale, quando l'abominevole Piton, in nome di vecchi screzi di gioventù, sembra trovare normalissimo rimandare in prigione un innocente e in libertà un pluriomicida. Per quanto alla  fine tutto si risolva abbastanza bene (ma senza l'intervento di quell'inqualificabile Serpeverde si sarebbe risolto assai meglio) alla fine del romanzo il lettore ha risolutamente infilato Piton nella colonna degli Stronzi Al di Là di Ogni Possibile Redenzione.
Arriviamo così al quarto libro, Il Calice di Fuoco, dove Piton è poco più di una comparsa: molti dispettucci (e qualche minaccia) a Harry, ma anche diverse cattiverie sparse ad altri Grifondoro, più uno scontro con Moody perso senza appello, tra le ole e il plauso esultante dei lettori. Forza Moody, tu sì che sei un ganzo! Manda quella serpaccia unta a mordere la polvere come gli spetta!
Senonché nel Gran Finale, quando dall'Avversaspecchio si vedono arrivare i tre professori che porteranno in salvo Harry, ecco che costoro sono Silente (potevamo mai dubitarne?), McGonagall (si capisce!)... e Piton. Il quale Piton più avanti viene convinto da Silente a stringere la mano a Sirius Black, dopo essere stato perfino sospettato ad un certo punto di essere stato un Mangiamorte.
Silente si fida di Piton, e Silente ha sempre ragione, giusto?
E tuttavia il romanzo ci ha appena dimostrato che Silente è capacissimo di prendere delle grandiose cantonate.
Ed eccoci all'Ordine della Fenice, dove Piton compare relativamente poco ma si mostra talmente odioso è insopportabile con Sirius Black (e con Harry) che al lettore dispiace infinitamente non potergli dare fuoco dalla parte dove prende meglio.
E tuttavia. Proprio nell'Ordine della Fenice. Sul finale. 
Quando la perfida Umbridge pretende da Piton del Veritaserum per inquisire Harry. E Harry si accorge improvvisamente che a Hogwarts è rimasto qualcuno dell'Ordine della Fenice che poteva aiutarlo a salvare Sirius, da lui creduto in quel momento torturato da Voldemort.
Ma come fare a fargli capire di che si tratta, senza spiegarlo anche alla Umbridge?
Harry tenta con una specie di messaggio cifrato: "Ha preso Felpato!" urlò "Ha portato Felpato dov'è nascosta!". Non osò parlare più chiaro davanti alla Umbridge.
La Umbridge naturalmente gli fa un sacco di domande, mentre Piton lo prende in giro perché dice cose senza senso. E tuttavia.
Appena uscito dalla stanza Piton si affretta a contattare l'Ordine, spiega cos'è successo, Silente fa due chiacchiere con Kreacher e fra tutti organizzano la spedizione di salvataggio al Ministero - che non comprende Piton.
Se Piton stesse lavorando davvero per Voldemort non avrebbe avuto motivo di contattare l'Ordine: Harry è chiaramente intenzionato ad andare al Ministero, dove la trappola aspetta solo lui per scattare. Piton però non ne facilita la fuga: lo lascia relativamente al sicuro nelle mani della Umbridge - che è l'unica ad aver ascoltato il messaggio cifrato di Harry, ma non ci ha capito nulla. Non ci sono testimoni. Se per un caso disgraziato saltassero fuori Piton potrebbe perfino sostenere di non aver capito cosa cercava di dirgli Harry. Oppure potrebbe aiutare Harry a scappare verso la trappola che Voldie gli ha preparato (ma senza mai parlargliene, vuoi per un fondo di diffidenza, vuoi per il gran piacere che prova a condurre in gran segreto i suoi segreti piani).
Invece interviene, contatta l'Ordine e solo grazie a questo il piano di Voldemort fallisce.
E allora: Piton potrà essere antipatico quanto un mal di denti nel giorno delle nozze e anche di più, ma non è più un Mangiamorte e la fiducia che Silente ha in lui è ben riposta.
Forte di questa serena consapevolezza, affrontai il sesto libro - dove ogni parola e azione di Piton è passibile di non meno di tre o quattro diverse interpretazioni, fin quando il Nostro non provvede a sopprimere Silente ignorando la sua ultima supplica, il leggendario "Please, Severus...". Lo uccide davanti a numerosi testimoni, e naturalmente poi deve scappare.

Nel newsgroup all'epoca eravamo tutti ampiamente adulti, soprattutto al momento della lettura del libro in inglese - e i motivi per cui eravamo quasi tutti convinti della sua non colpevolezza erano motivi da adulti: perché non aveva senso disvelare un colpevole alla fine del sesto libro e non del settimo; perché non era possibile che l'abile Rowling dopo averci tenuto sulla corda per tanti volumi chiudesse dicendo "Ebbene sì, come vedete è proprio uno stronzo"; perché analizzando la scena della morte di Silente si poteva intuire che Silente avrebbe potuto salvarsi (tanto per cominciare, non paralizzando Harry); perché forse Silente era ormai molto malato, e allora anche quella strana storia del Voto Infrangibile... E io tirai fuori il motivo più strampalato di tutti: perché nessuno aveva dubbi sul fatto che Piton fosse colpevole. Ancor più curiosa comunque fu la teoria dell'unico colpevolista, che sosteneva che la Rowling lo avesse fatto sembrare colpevole perché tutti pensassimo che era innocente, e invece alla fine sarebbe risultato colpevole davvero (e tutti dovemmo convenire che era una teoria non priva di un certo fascino).
Com'è noto, nel settimo volume nessuno dei personaggi dubita che Piton sia dalla parte di Voldemort, finché nelle ultime pagine non ci viene svelata la sua complessa storia; tuttavia sappiamo che Hogwarts lo accetta come preside, aprendogli l'accesso alla Presidenza, e che dopo la sua morte, come Sirius, anche lui sarà riabilitato.
Resta il fatto che, salutando suo figlio nell'ultima pagina dell'ultimo libro, Harry gli dice che Piton era stato probabilmente l'uomo più coraggioso che lui avesse conosciuto - ma non che gli era simpatico.
(Coincidenze? Io non credo proprio).

venerdì 24 marzo 2017

Harry Potter e il Principe Mezzosangue - J.K. Rowling



Il sesto volume a una prima lettura ci lasciò abbastanza perplessi;  ne discutemmo a lungo nel newsgroup, prima noi truppe scelte che l'avevamo comprato in inglese, poi di nuovo qualche mese dopo quando arrivò l'edizione italiana. Uno dei filoni più percorsi naturalmente era dove fossero gli Horcrux e in che modo si collegavano con la profezia - ma la gran parte delle discussioni verteva su Piton, una volta di più rivoltato come un calzino, con l'aggravante che ogni singola sua parola o azione detta o fatta all'interno del romanzo si prestava ad almeno due interpretazioni, quando non tre o quattro. Ce n'era di che diventare scemi, davvero.
Il libro, inoltre, ci aveva convinto fino a un certo punto.
Non è che non sia bello, anzi contiene alcuni capitoli davvero magistrali e ci sono un sacco di punti appassionanti. Manca però, in un certo senso, un impalcatura che tenga insieme il tutto - o meglio non è esatto dire che manca, ma è fragilina. Ti appassioni ai flashback, alle conversazioni tra Harry e Silente sulla profezia e gli Horcrux, alle spedizioni che i due fanno insieme, alle lezioni con il nuovo insegnante Lumacorno, alle vicende sentimentali che toccano variamente quasi tutti i personaggi... ma alla fine l'impressione è di un anno scolastico abbastanza vuoto, senza che capiti granché a movimentarlo: ogni tanto c'è qualche piccolo incidente non letale, Draco fa cose, vede gente e si interessa di fotografia ma senza cavarne gran costrutto, all'apparenza...
C'è un finale con i fuochi d'artificio, naturalmente, ma ci lascia ancor più spiazzati e, come dire... orfani. E figurarsi come lascia Harry.
Qualcuno suggerì che non fosse da considerarsi un libro autonomo, quanto la prima parte del volume finale. A tutt'oggi mi sembra una buona teoria.

Si parte alla grande: Voi-sapete-chi è ufficialmente tornato, e le conseguenze ricadono anche sui poveri babbani. Così il Ministero della Magia decide di mettere al corrente dei fatti il primo ministro inglese, in un capitolo dal contenuto assai drammatico ma che è forse la cosa più divertente che J.K. Rowling abbia scritto - soprattutto per chi, come me, continua a identificare lo sventurato primo ministro in questione con Tony Blair (cosa impossibile, perché sarà eletto solo la primavera successiva).
Il secondo capitolo non fa ridere, ma offre una tal quantità di spunti di riflessione che ci misi tre ore buone per leggerlo: si tratta di una conversazione tra Piton, la madre di Draco e Bellatrix che ci fa chiaramente capire che Piton gode grande fiducia da parte di Voldemort e sta facendo per suo conto il doppio gioco con Silente. Bellatrix però non si fida, e obbliga Piton a spiegarle tutta una serie di particolari - cosa che Piton fa, ma senza riuscire a convincerla più di tanto.
Anche il lettore resta col dubbio, perché le obiezioni di Bellatrix non sono prive di fondamento, mentre d'altra parte si suppone che Voldemort sia pur capace di pararsi il culo.
E dunque tutto il romanzo è dominato dall'invadente interrogativo: Piton sta facendo il doppio gioco, sì, ma lo fa per conto di Silente o di Voldemort? Con allegate varie altre domande: Da qualsiasi parte stia, come spera di uscirne vivo? Perché Silente si fida tanto di lui? Pòle darsi l'inaudito caso che Silente una volta tanto si sbagli?
Il lettore cambia idea all'incirca ogni sette pagine, ma sul finire del volume qualcosa lo convince... forse. Quanto a me, avevo notato un elemento, nel libro precedente, che mi aveva tolto definitivamente ogni dubbio in merito. Le discussioni in merito comunque fiorirono e prosperarono, in rete e fuori, anche se devo dire che gli adulti nel complesso individuarono spesso la soluzione giusta mentre i ragazzi si fecero ingannare più facilmente. 

Piton, Voldemort, la famiglia Malfoy... Il sesto romanzo è quasi completamente dedicato ai Serpeverde, che fanno e disfano alla grande per quasi 600 pagine:   e ci sono anche il nuovo professore Horace Lumacorno, Voldemort in versione giovane Tom Riddle, la famiglia di origine di Voldemort da parte di madre (discendenti di Salazar Serpeverde in persona, niente di meno. Peccato che nel corso delle generazioni certe caratteristiche si siano un po' annacquate) più un misterioso R.A.B. di cui in realtà abbiamo già sentito parlare e un ancor più misterioso Principe Mezzosangue che scrive un sacco di cose interessanti a margine dei suoi libri di testo - e anche di lui abbiamo già sentito parlare, oh sì.
Tra tanto sfarfallare di drappi verdi e argento Harry passa un anno tutto sommato piuttosto tranquillo e impara non soltanto come fare ottime pozioni, ma anche un arte per cui non sembrava affatto portato, ovvero quella di manipolare le persone con garbo e dolcezza - all'inizio del libro applicandola in modo istintivo, con il professor Lumacorno, poi via via in modo sempre più consapevole: convincendo l'insicurissimo Ron di avergli dato un piccolo aiuto per superare le sue difficoltà, riuscendo a estorcere a Lumacorno il suo ricordo più importante... e infine nella prova più dura, quando a forza di blandizie e di bugie riesce a convincere un Silente ormai in preda al delirio a finire di bere una terribile pozione, obbedendo così all'ordine più difficile da eseguire che questi gli abbia mai dato.
Ognuna di queste manipolazioni non è solo fatta a fin di bene ma è necessaria per risolvere una situazione molto delicata e viene attuata senza vera frode né peccato - perché Harry è un Grifondoro fino al midollo e la sua anima è  talmente limpida da permettergli di uscire emotivamente indenne perfino da quella palude malsana che è la manipolazione altrui; e si rifiuta decisamente di collaborare con il nuovo Ministro nel manipolare l'opinione pubblica per rassicurarla - ben due volte, e con ottimi argomenti.

Nel coro di quest'anno Harry e Silente sono molto vicini, e passano gran tempo a conversare: della profezia, di Voldemort, del libero arbitrio... e degli Horcrux, che saranno la chiave di volta dell'ultimo libro.
In compenso Piton e Draco parlano molto meno. Per buona parte del romanzo Draco appare e scompare, e non sembra fare molto di rilevante, mentre Harry ne sembra letteralmente ossessionato e continua a pedinarlo e tampinarlo per ogni dove, sempre senza cavare un ragno dal buco.
Seguiamo da vicino e da lontano un bel po' di storie d'amore: accennate, sognate, controverse, abortite, rinviate, ricordate... e qualcuna anche portata a buon fine. E scopriamo anche l'esistenza dei filtri d'amore, che funzionano, almeno per brevi periodi, e conservandosi aumentano di efficacia.
Il finale ci lascia completamente spiazzati. In particolare il quartultimo capitolo, intitolato "La Torre" in italiano (ma il vero titolo sarebbe "La Torre Colpita dal Fulmine") va letto con molta attenzione, tenendo ben presente non solo la raffigurazione della carta che i tarocchi dedicano appunto alla Torre, ma anche l'interpretazione che di questa carta viene data.

Ed eccoci all'ultima lista di new entry: pochi ma buoni, e saranno assai importanti nell'ultimo libro:
- Horace Slughorn: è un Serpeverde di buona tempra morale. Ama lo studio delle Arti Oscure, l'ananas candito e la vita comoda, ma non ha mai condiviso le idee di Voldemort né è mai stato attratto dalla possibilità di diventare un Mangiamorte. Dopo il ritorno ufficiale di Voldemort è ben deciso a evitarlo e per farlo si adatta a condurre una vita assai scomoda. E' un grande mago, assai  esperto di pozioni, e un ottimo insegnante, nonché molto vanitoso. Un personaggio che amo molto, e che a tratti mi ricorda Hercule Poirot (che, al contrario, non mi ha mai entusiasmato)
- R.A.B.: un anima non vile. Ne abbiamo già sentito parlare in passato (ma di sfuggita) e ne sentiremo parlare in seguito
- Fenrir Greyback: lupo mannaro. E no, non è affatto come Lupin, tesssoro mio. Proprio no.
- la Stanza delle Necessità: che in questo libro appare in una nuova e interessantissima versione che sul momento Harry non sembra valutare a sufficienza - ma ci saranno altre e più fiammeggianti occasioni per farlo
- gli Horcrux: scopriamo in realtà di averne già conosciuto a fondo uno, qualche libro fa, e un altro ci occhieggia con fare indifferente per tutto il romanzo. Si tratta di oggetti sottoposti ad un uso particolare grazie a complesse pratiche magiche, attraverso i quali Voldemort si è assicurato una possibilità di non morire; alcuni di loro vanno ancora individuati.

Da questo libro è stato tratto un film che, non ricordo per quale insieme di disgraziate circostanze, vidi due volte in una settimana pur non essendomi piaciuto né la prima né la seconda; decisi però di esternare sul blog cosa ne pensavo soprattutto a livello di trama e di sceneggiatura.

Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro buone letture e un felice primo fine settimana di primavera a tutti - anche se il tempo non sembra dei più promettenti per le gite fuori porta.

giovedì 23 marzo 2017

Di slave e slavine

Durante la convalescenza sto passando molto tempo in rete, particolarmente su Facebook, grazie al mio amato tablet che mi tiene comodamente compagnia a letto. 
Ho così potuto seguire le curiose vicende della trasmissione televisiva di Rai1 Parliamone sabato, che nel giro di poche ore è stata prima messa sotto accusa e poi chiusa in gran fretta, sepolta sotto una valanga* di biasimo e disapprovazione collettiva nonché sotto molti e molti strati di gelido sarcasmo da parte dei social.
Per quanto ho capito (no, non l'ho vista. Non sapevo nemmeno che esistesse) è una di quelle trasmissioni a base di dibattito spicciolo tra pubblico e ospiti, più o meno gestita dai presentatori, dove non sempre i temi trattati sono di livello eccezionalmente elevato.
Parlavano, mi sembra di aver capito, di matrimoni misti, o meglio di italiani che sposavano donne straniere**. Ad un certo punto la presentatrice ha detto di aver trovato in rete questo:
ne è seguito un lungo dibattito su questi sei punti - il quale dibattito ha lasciato alquanto perplessi molti spettatori e spettatrici che, invece di fare una telefonata di protesta ai centralini RAI, come usava quando ero ragazzina, han preferito postare questo curioso frutto dell'ingegno umano sui social, corredandolo con abbondanti commenti e considerazioni, dal che è seguita grande contrizione pubblica da parte della dirigenza RAI e la precipitosa chiusura della trasmissione. 
Ammettiamolo: la tabella non si raccomanda né per originalità né per rispetto verso le persone che descrive: le "fidanzate dell'Est" più che esseri umani sembrano pelouche, secondo l'eccellente definizione della presidente(ssa?) della Camera Laura Boldrini.
Ma da dove salta fuori cotal tabella?
Dalla rete, ha detto la conduttrice del programma, senza perdersi in dettagli che pure avrebbero forse avuto un loro perché.
Beh, adesso in rete c'è senz'altro, insieme a svariate decine di variazioni e parodie, come questa di Feudalesimo e Libertà:
Ma prima della trasmissione c'era, in rete?

Sì e no. Prima della trasmissione c'era, sul sito oltreuomo.com, specializzato in, diciamo così, tematiche giovanili (sia maschili che femminili) e che non brilla per seriosità di argomentazioni né per eccesso di autoreferenzialità, un elenco di 20 motivi per farsi una ragazza dell'Est, redatti dopo essere stati invitati a San Pietroburgo al raduno mondiale dei morti di figa
L'elenco di questi venti punti è piuttosto divertente; certamente non rende giustizia a tutte le varie sfumature di carattere e sentimenti che ogni donna dell'Est (così come ogni essere umano, del resto) si porta dentro, ma ne viene fuori un ritratto vivace e ricco di colore;  e infatti il testo originale ha richiesto un lungo e complesso lavoro di editing (in parte analizzato da Isolaria Pacifico in un articolo che ho trovato molto interessante) nonché la drastica eliminazione di  parecchi elementi per poter essere utilizzato in trasmissione - ad esempio l'ultimo, il numero venti, ovvero il fatto che le ragazze dell'Est sono le uniche che sanno leggere Dostoevskij in lingua originale.

Cosa descrive la tabellina azzurra in sei punti? 
Non le donne dell'Est, o del Sud o di qualsiasi altro punto cardinale del pianeta, né tantomeno donne in carne e ossa; no, descrive il modello femminile che ha infelicitato la vita delle nostre madri, nonne e bisnonne che tante volte se lo sono viste porre come buon esempio di moglie: la donna paziente, che non si lamenta e sopporta i tradimenti ma non rinuncia a curarsi anche dopo il parto, che tiene bene la casa ma riesce ad essere anche sexy, che lascia comandare l'uomo e non fa i capricci - modello rigorosamente mediterraneo perché sorvolare benevolmente sui tradimenti dell'uomo-cacciatore non è affatto approvato in tutte le culture, anche se da noi è sempre stato ritenuto in passato gran segno di saggezza.
Per trovare un elenco così non importa scomodare la rete, qualsiasi settantenne è in grado di ripetere a memoria a semplice richiesta questa lagna che la perseguita da prima della nascita (anche se ha tanto sperato di vedersene infine liberata negli anni Settanta); e ritrovarselo in televisione sotto mentite sembianze di attualità quando la definizione giusta sarebbe stata piccolo antiquariato è stata probabilmente la molla che ha fatto scattare le ire degli spettatori: ma sul serio, ci fate pagare il canone per descriverci questa roba come il sogno dell'immaginario del maschio italiano contemporaneo? Cento euro all'anno nella bolletta della luce per  rifilarci 'sta lagna? E ci tocca pure guardarvi mentre discutete sulle grandi verità contenute in questa tabella? Cosa vi siete fumati, e in che dosi?

Ma dicevo dell'editing che il testo originale ha richiesto, e che è stato così lungo e laborioso da convincere gli autori del programma a sorvolare pudicamente sui veri autori della fonte di partenza (anche perché costoro non avrebbero molto gradito, visto che chiudono sempre i loro post con l'avvertenza Non usare questo articolo fuori dal contesto di questo blog, i nostri lettori sono allenati a comprendere un linguaggio che altrove potrebbe venire frainteso). 
Ma in fondo si tratta solo di roba in rete, cioè a disposizione di tutti, giusto? Possiamo prendere, saccheggiare, alterare, travisare, inventare e insomma farne quel che vogliamo, no? Siamo solo la prima rete del servizio pubblico, abbiamo diritto di fare quel che vogliamo con i testi altrui - compreso lasciar credere a chi lo vuole che la tabella sia il risultato di un sondaggio sullo spinoso tema "Perché gli uomini italiani preferiscono le straniere alle connazionali?".
L'aspetto più grave di tutta questa vicenda che rischia di mettere in discussione la qualità dell'intrattenimento Rai - se non di tutta, certo di quella mattutina e pomeridiana - settore che assorbe una quantità non indifferente di denaro pubblico, sta nell'aver presentato come autentico un cartellone blu, copiato da Internet, peggio copiato probabilmente da un sito trash.
Ma forse ancor più grave è che il sito trash non solo non venga minimamente citato, ma sia stato anche pesantemente manipolato.
Proviamo a esaminare i punti 3 e 4, sul tradimento e la sottomissione (il grassetto è mio):  si spiega che queste ragazze dell'Est
8 Prima si allenano molto, ma quando trovano l'uomo giusto sono fedelissime. Perdonano persino il tradimento.
18 Se l'uomo che scelgono è sincero e fedele con loro sono disposte a farlo comandare.
Insomma, la sottomissione delle donne dell'Est va guadagnata, è comunque una loro concessione e non fa parte di una inclinazione innata a disposizione del primo che passa; e la fedeltà è una delle monete con cui ti guadagni questa disponibilità verso la sottomissione - forse perché il tradimento non è poi preso così alla leggera.
Infatti queste ragazze
7 Hanno il carattere forte e orgoglioso dei cosacchi del Volga. Quindi non si appiccicano.
17 Non fanno nulla che non abbiano voglia di fare, ma quando lo fanno ci mettono tanta di quella passione da costringere i vicini di casa a chiamare l'esorcista.
1 Non fanno scenate in pubblico. Se devono tagliarti le palle lo fanno nell'intimità di casa.
Dalla descrizione insomma sembrano creature a sangue assai caldo, che decidono le regole del rapporto: se sarai all'altezza delle richieste potrai anche tenere le redini, ma ricordati di fare molta attenzione: perché, tra l'altro, non si appiccicano. E quindi, sembra di capire, non si fanno troppi problemi a chiudere la storia, se non ti trovano adeguato.
Stereotipi o meno (c'è tutta una letteratura sul carattere fiero delle donne russe, ma a parte che la Russia non è tutto l'Est, anche la letteratura vive di stereotipi e ogni donna è fatta a modo suo) il rapporto con le ragazze dell'Est viene descritto come forte e passionale, tutt'altro che riposante; sono donne sconsigliate per gli amanti delle tutone da interno:  tutt'altro che dei pelouche, e con un eccellente rapporto con la loro aggressività.
Eppure, alla fine del restyling del brano, sembrano proprio dei pelouche che dove li metti stanno, tutti paciosi e morbidosi.

E dunque: gli autori del programma volevano mettere in scena la consueta lagna del maschietto italiano spaventato dall'aggressività della femmina italiana emancipata, ormai del tutto dimentica delle belle doti che impreziosivano la sua femminilità nei bei tempi andati, e a tal scopo hanno invitato ospiti acconci e tormentato e maltrattato un povero testo (che avrebbero potuto comodamente scriversi da soli, a quel punto) che puntava in tutt'altra direzione fino a ridurlo in modo che servisse ai loro deplorevoli scopi.
A sorpresa, il pubblico di casa ha mostrato, apertamente e senza infingimenti, di non gradire affatto e ha fatto polpette della tabella azzurra, con esiti anche molto divertenti. Ciò nonostante i commentatori e gli opinionisti  (che hanno commentato e opinato numerosissimi due giorni fa) si sono soffermati soprattutto su questa tabella azzurra come se fosse uscita da qualche sondaggio condotto nel più scrupoloso dei modi, e basandosi su quelle righe han disquisito in lungo e in largo sul maschio italiano e l'arduo cammino della donna italiana verso la liberazione dagli stereotipi, come se quella tabella avesse dignità di prova di alcunché oltre che della cialtroneria degli addetti alla trasmissione.

Dover prendere atto che la prima rete nazionale prepara i suoi programmi lavorando come un qualsiasi fabbricante di bufale non è di grande conforto al contribuente italiano; in compenso, vedere gli apprendisti stregoni di turno incastrati a sorpresa in un giochino che normalmente funzionava senza problemi e stavolta gli ha improvvisamente preso fuoco in mano è stato molto divertente e lascia pensare che i tanto deprecati social (che pure con le bufale pascolano assai volentieri) sono entità difficili da gestire se non si sa bene come prenderli, più o meno come le ragazze dell'Est descritte da Oltreuomo.

E la donna ideale degli uomini italiani? 
Ah, non ho idea. Magari, se provate a chiedergliela, ve la descrivono anche.
Però prima di farci sopra un dibattito converrebbe almeno ascoltare le risposte.

*sinonimo di slavina, come ognun sa.
**com'è noto ci sono anche un sacco di italiane che sposano stranieri, ma mi sembra di capire che la trtasmissione non si sia soffermata su questo aspetto della questione.

lunedì 20 marzo 2017

Leeentameeente... (aggiornamenti)


Infine la ferita si è richiusa e ho potuto accedere nuovamente a lussi faraonici quali la doccia integrale. I sonnellini pomeridiani sono diventati un ricordo lontano, anzi comincio ad avere pure qualche problema ad addormentarmi di notte.
Comunque stamani, per la prima volta dopo l'operazione, ho preso il caffé.
E ho anche fatto bruciare un paio di etti di teneri pisellini primaverili appena sgusciati, carbonizzando un bel tegamino di metallo e affumicando tutta la casa.
Continuo a mangiare poco, ma mi hanno assicurato che dimagrire aiuterà la ristrutturazione interna del mio addome (senza contare che i vestiti mi stanno molto meglio).
Esco per piccole passeggiate o commissioni; non tutti i giorni, non a tempi molto lunghi, ma un po' esco.
Dopo avere letto e pure riletto una notevole quantità di romanzi ho deciso che era il momento di qualcosa di diverso... e mi sono fatta portare a casa un po' di libri scolastici da visionare, per storia e geografia. Così, se non altro, adesso mi sento di nuovo molto incline a leggere narrativa, e infatti sto per andare in biblioteca a cercare qualcosa di nuovo.
Gli scolari disperano di rivedermi mai, mentre io sono in grandi speranze che la fine del tunnel sia ormai vicina.


venerdì 17 marzo 2017

Harry Potter e l'Ordine della Fenice - J.K. Rowling


Il quinto romanzo, il mio preferito, è quello più lungo e complesso.
Di sicuro fu anche quello più atteso, perché tre interminabili anni lo separano dal Calice di Fuoco e il mirabile evento della sua uscita fu riportato a grandi titoli su tutti i giornali e fu in primo piano in tutti i notiziari (no, non sto esagerando. Assolutamente).
All'epoca ne feci una specie di recensione assai scuolacentrica, insomma dal punto di vista di Hogwarts, che postai sul newsgroup e più avanti anche nel blog.

L'Ordine della Fenice non è affatto un romanzo rassicurante, tanto meno consolatorio. E' la storia di un adolescente abbastanza confuso e molto preoccupato, circondato da adulti che desiderano in tutti i modi proteggerlo e per farlo si appigliano allo stupidissimo partito di tenerlo il più possibile all'oscuro di quel che succede intorno a lui. Per il suo bene, naturalmente.
E siccome il più convinto che Harry vada protetto con l'ignoranza è il grande, infallibile, astutissimo e accortissimo Silente, anche quelli che non condividono appieno questa linea di pensiero - Sirius Black, Lupin, il signor Weasley - non osano opporsi. Strano ma vero, tutti sembrano convinti che non dare risposte ad Harry sia un buon modo per placarne l'inquietudine. E, ancor più strano ma ancor più vero, nemmeno ai coniugi Weasley viene in mente che un gruppo di adolescenti ricolmi di domande senza risposta cercheranno di procurarsi queste risposte a qualsiasi costo, specialmente se nel gruppo ci sono i due gemelli Fred e George; e le risposte ottenute di straforo possono essere talvolta incomplete o ingannevoli, e talvolta rischieranno perfino di complicare ulteriormente la vita di Harry.
Il quale Harry, per forza di cose, passa un anno orribile in uno stato d'animo ancor più orribile che lo porta perfino a litigare con Hermione e Ron (che, poverelli, sono talmente preoccupati per lui che non hanno né tempo né energie da dedicare ad eventuali litigi tra loro. Si rifaranno nei libri successivi) e potrebbe essere agevolmente raffigurato come una pentola a pressione con la valvola che fischia in continuazione ma senza nessuno vicino che spenga il fuoco e faccia uscire il vapore: perseguitato da incubi e sogni ricorrenti, messo sotto accusa in un processo palesemente truccato, circondato da persone ben intenzionate che si rifiutano di spiegargli qualsiasi cosa, sistematicamente evitato da Silente che lo scansa peggio di un appestato, trattato a sua volta quasi come un appestato da buona parte dei suoi compagni in virtù del Ministero che attraverso un abile campagna stampa lo descrive come un ragazzo psicolabile con forti disturbi della personalità, preso di mira dalla prof. Umbridge - che oltre ad essere di un antipatia mortale ha uno spiccato gusto verso le punizioni sadiche - addirittura allontanato dal suo amatissimo Quidditch... e perfino costretto suo malgrado a condividere stati d'animo, sentimenti e financo scene di vita non molto quotidiana con Lord Voldemort attraverso uno spiacevolissimo legame telepatico.
Proprio con l'idea di spezzare questo increscioso legame Silente ha una pensata che complica ulteriormente la vita ad Harry e decide che, per imparare a chiudere la sua mente a Voldemort, il povero ragazzo dovrà prendere lezioni di Occlumanzia nientemeno che... dal prof. Piton, ovvero la persona meno disponibile nei suoi confronti dopo la Umbridge tra le mura di Hogwarts. 
Che succede in un corso di studi in cui l'insegnante non vuole insegnare e l'alunno non vuole imparare?
Niente, che domande. Non succede proprio niente.
Anzi no, qualcosa succede: per la prima volta Harry riesce a scrutare tra i ricordi del suo antipaticissimo insegnante. Non era un privilegio cui avesse mai minimamente aspirato e non vi trova alcuna dolcezza, anche perché uno di questi ricordi contiene informazioni che lo costringono a rivedere pesantemente l'immagine idilliaca che si era fatto dei Malandrini e soprattutto di suo padre e del suo padrino.
Tuttavia, a sorpresa, sarà proprio Piton, a cui Harry chiede infine aiuto non avendo assolutamente altra alternativa, che riesce a salvare la situazione e ad impedire che il libro si chiuda con un completo disastro.

Nel corso dell'anno, come ho già detto, Silente sbaglia praticamente tutto con Harry; dobbiamo però dargli atto che durante tutto questo tempo si trova costantemente in precario equilibrio sul filo di una spada: non solo deve gestire l'Ordine della Fenice, ovvero l'associazione segreta di resistenza contro Voldemort di cui è a capo, ma deve continuamente evitare le insidie del Ministro della Magia che gli è apertamente ostile in base alla balordissima convinzione che non ci sia alcun Voldemort di cui tenere conto e che Silente abbia ordito una grandiosa macchinazione per togliergli da sotto i piedi il suo amato Ministero.
Per tutto il libro assistiamo così ai tentativi del Ministro di screditare Silente e strappargli il dominio su Hogwarts: la Umbridge è arrivata lì  soprattutto per esautorarlo e prenderne il posto, perché di lei il Ministro si fida (dimostrando con ciò di essere un idiota di lungo corso). Silente non si arrende senza combattere, ma ad ogni capitolo è costretto a lasciare nelle mani della Umbridge una quota maggiore di potere, almeno in apparenza. Tuttavia sarà lui che vincerà la guerra e buona parte delle battaglie, pur dovendosi rassegnare a perdere all'apparenza qualche piccolo scontro, e Hogwarts dimostrerà con i fatti di riconoscere solo e soltanto lui come Preside: per il breve tempo della sua presidenza la Umbridge dovrà accontentarsi del suo ufficetto foderato di gattini alienati, da dove emanerà grandiosi proclami che gli alunni riusciranno sempre ad eludere, mentre l'ufficio di Silente resterà inviolabile per lei; e nemmeno il lettore sa dove va Silente in quei mesi, ma sa che nel frattempo i misteriosi strumenti di Silente saranno impeccabilmente riparati e ben opresto ricominceranno a sbuffare, ronzare e girare (né mai nessuno ci ha spiegato cosa sono e cosa fanno. Roba troppo magica per noi, immagino).
Nel frattempo, com'è giusto, gli studenti organizzano giusto sotto il naso della Umbridge un corso autogestito di Difesa contro le Arti Oscure, aiutano Harry a parlare via caminetto con questo e con quello, testano le più strane merendine per scansare le lezioni sgradite, leggono nemmeno troppo di nascosto pubblicazioni assolutamente proibite e ultravietate... insomma, imparano ad affinare nel migliore dei modi le loro capacità onde scansare i divieti, e ciò da solo basta a dimostrare che l'autrice conosce assolutamente tutto quel che c'è da conoscere sia della scuola che degli adolescenti.

La scena conclusiva del libro dura circa centocinquanta pagine e comprende un complesso itinerario che va dalla Foresta Proibita al Ministero della Magia a Londra fino alla Presidenza di Hogwarts, dove Silente fornirà ad Harry una doverosa serie di scuse e di spiegazioni, alcune anche piuttosto complesse. Scopriremo così il Gran Segreto da cui tutti hanno tentato di proteggerlo e molte altre cose ancora, e dopo la spiegazione Harry sarà ancora più inquieto che all'inizio del libro. Sarà soltanto l'intervento di Luna che gli indicherà la strada per accettare quel che è stato e quel che potrà essere in futuro.

Stanco e sazio come un pitone, il lettore si acquieta per digerire, poi rilegge. Passarono diverse settimane prima che nel gruppo ricominciasse la giostra impazzita delle domande su "cosa succederà adesso?!?". Ricordo che ci tenemmo occupati per un bel po' con i misteriosi misteri del Ministero, che nei piani più bassi contiene appunto un sacco di roba misteriosa che non ci è stata mai spiegata; da qualche anno mi interrogo sul Velo, naturalmente. Non per capire cos'è e come funziona - quello lo so perfettamente, anche se non saprei ridirlo a parole. No, quello che sto cercando invano di capire è cosa mi ricorda; sono sicura che è qualcosa che ha a che fare con la mitologia greca, e forse con i misteri dionisiaci o la tragedia greca (in fondo, si trova in una stanza a forma di anfiteatro) - ma cosa?

Veniamo alle new entry, che ancora per questo volume sono parecchie:
- Dolores Umbridge: nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. Bassa, tozza, rosposa, antipatica come il mal di denti ma soprattutto di animo malvagio come pochi altri personaggi della saga. Crudele senza grandezza, prepotente senza autorità, e pure scadente come strega - oltre che imbottita di pregiudizi razziali di ogni genere e tipo e assai modesta di cervello. Pericolosissima, si capisce: tipi così sono sempre pericolosissimi, e solo a stento personaggi dotati di sommo discernimento e grandissime capacità riescono a contenere gli enormi danni che costoro riescono a fare.
- Luna Lovegood: adorabile studentessa di Corvonero capace di vedere al di là delle apparenze, impossibile da sorprendere e, sempre, molto gentile e molto sincera. Un personaggio sottoutilizzato, a mio personale avviso.
- Alastor Moody: sì, in un certo senso è di nuovo una new entry.
- Ninphadora Tonks, a cui la mia gatta deve il nome: una giovane e assai simpatica maga metamorfa, dai capelli decisamente punk. Nonostante inciampi spesso e volentieri è un ottima strega, tanto da essersi guadagnata la rarissima qualifica di Auror. Sua madre è Andromeda Black, sorella di Bellatrix e Narcissa.
- Kingsley Shaklebolt: un bravo Auror dalla voce profonda, che mostrerà singolari capacità politiche nel mondo babbano.
- Mundungus Fletcher: un mago di dubbissima onestà, destinato a combinare non pochi pasticci (e già quelli che combina in questo libro basterebbero).
- Rufus Scrimgeour: nominato solo di striscio, sarà il prossimo Ministro della Magia. 
- Aberforth Silente: il fratello maggiore di Silente e gestore della locanda Testa di Porco. Non è di quelle persone che chiacchierano troppo.
- Grop: difficile dire se è un grosso problema o un piccolo problema - dipende dai punti di vista. Tuttavia, alla faccia del pessimismo dei centauri, si rivelerà un tentativo portato a buon fine.
- Kreacher: l'elfo di famiglia dei Black. Non sopporta Sirius e Sirius non sopporta lui; ma avere simpatia per Kreacher è davvero difficile, perfino per Hermione (che comunque ne viene trattata malissimo). 
- i thestral, cavalli alati molto magri e molto grandi, che apprezzano assai la carne fresca... no, non sono affatto animali feroci, anzi sono docili e gentili nonché eccellenti mezzi di trasporto, e infatti tirano le carrozze degli alunni dal secondo anno in poi, al loro arrivo. Sono insomma quelli che tirano le "carrozze senza cavalli" - perché sono visibili solo a chi ha visto morire qualcuno. Adesso Harry può vederli.
- L'impareggiabile Ricciocorno Schiattoso, animale assai fantastico di cui solo Luna Lovegood conosce bene natura e abitudini. Per informazioni su di lui, conviene cercare sul Cavillo (vedi più avanti).
- La stanza delle necessità: una delle più geniali invenzioni della saga. Qui impariamo a conoscerla in due delle sue possibili versioni, ma abbiamo ancora moooolto da imparare su di lei.
- Da Madama Piediburro, sala da té in una stradina laterale di Hogsmeade: un posto perfetto per gli innamorati, anche se un po' zuccherino.
- La locanda della Testa di Porco: gestita da Aberforth, non è frequentata sempre da una clientela troppo affidabile, ma è un posto ricco di sorprendenti possibilità.
- Grimmauld Place 12: il quartier generale dell'Ordine della Fenice. E' la casa della nobile famiglia Black, un luogo tanto odioso quanto lugubre, infestato da tutto ciò che può infestare un posto, pieno di oggetti che trasudano magia nera e luogo deprimente quant'altri mai. Siccome Harry in questo libro deve patire dalla prima pagina all'ultima, non poteva finire che qui a passare una parte delle vacanze.
- Il Ministero della Magia: si trova a Londra, e ha diversi ingressi, tutti alquanto insoliti. L'interno è lussuosamente splendende: soffitto stellato, decorazioni in blu e oro, e nell'atrio una fontana ornata da un gruppo statuario in oro: la Fontana dei Magici Fratelli
dove un mago e una strega un po' melensi e assai sorridenti vengono guardati con adorante sottomissione da un elfo domestico, un goblin e un centauro. I getti d'acqua escono dalle bacchette dei maghi, dalla freccia del centauro, dalle orecchie dell'elfo e dal cappello del goblin; ma è una fontana che racconta una menzogna - come spiega Silente ad Harry alla fine del libro - perché il rapporto tra le quattro specie magiche è fondamentalmente sbagliato e squilibrato, e tra loro non c'è alcuna fratellanza. Di fatto i Centauri e i Goblin non hanno stima verso i maghi (anche se possono apprezzarne alcuni singoli esemplari) - e i goblin portano anche molto, molto rancore. Quanto agli elfi, cui non è consentito possedere bacchette magiche, sono stati sottomessi in modo vergognoso. 
L'immagine qua sopra è la quarta di copertina della prima edizione inglese per ragazzi (quella che ho io, insomma) e alla fine mi sono decisa a fotografare quella perché in rete non ho trovato altro; ma secondo me quella fontana ha un enorme importanza simbolica, e trovo che gli illustratori avrebbero potuto darsi un po' più da fare.
Giustamente nel duello finale del libro questa fontana andrà in pezzi e avremo in futuro abbondanti occasioni di sapere cosa esattamente pensano centauri e goblin della giusta superiorità umana rispetto a loro (per quel che riguarda i centauri comunque qualche sospetto ci era già venuto).
- La Profezia, biforcuta e ingannevole come solo le profezie sanno essere, ma nello stesso tempo così semplice e così squisitamente sincera...
- Lo specchio di Sirius Black: vecchio ricordo di gioventù con cui Sirius e il padre di Harry si tenevano compagnia anche quando (spesso) erano in punizione. A prima vista sembra l'oggetto più inutile e insulso di tutta la saga
- Il Medaglione che non si apre: fa una rapida e discretissima comparsa in mezzo a tutto il ciarpame che invade Grimmauld Place 12, ma si rivelerà importantissimo negli ultimi due volumi. Un disgraziato caso volle che le traduttrici, in un momento da stress per superlavoro, traducessero locket con lucchetto invece che con medaglione, complicando vieppiù ai lettori italiani il collegamento nei volumi successivi. 
- Il Cavillo, ovvero la stampa alternativa del mondo magico. Pubblicato dal padre di Luna, offre spazio a chiunque abbia qualcosa di diverso da dire e va riconosciuto che manca completamente di censure come di pregiudizi. 

Da questo romanzo è stato tratto un film, che ho anche visto ma di cui non ricordo niente, solo la grossa coppa di pop corn che comprai all'uscita e che divisi con una cara amica mentre ci lamentavamo del fatto che proprio non ci era piaciuto; unica eccezione: l'ufficio della Umbridge pieno di gattini infiocchettati e miagolanti. Persino il duello finale, che sulla carta aveva tutte le premesse per riuscire assai spettacolare, ci era sembrato davvero scialbo.

Con questo fluviale post dedicato ad un fluviale libro partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro un felice fine settimana passato al sole (magari con un buon libro in mano) a tutti quelli che possono goderselo.